martedì 20 giugno 2017

Cronache lucernesi 3# Le crocchette di riso

Ho già accennato che anni fa a Bologna ho tentato, fallendo miseramente, di fare delle crocchette di riso. Qua, non so perché, mi escono una bomba.
Ogni volta che faccio il risotto, ne avanza sempre un po', così l'indomani con pangrattato e uovo alla mano, faccio delle crocchette-polpette.

Recentemente, spinta dalla convinzione di essere ormani diventata una cuoca fantastica che può cimentarsi nelle ricette più difficili, ho deciso di fare risotto taleggio, noci e pere.
La passione c'era. Il sale purtroppo non molto. Tuttavia devo dire che il mio commensale ha apprezzato comunque. L'amore gioca brutti scherzi. Gustativi.

Il giorno dopo ho fatto, come oramai di consueto, le polpettine di riso. Stavolta al forno. Che sono uscite pure migliori. Nonostante abbia ancora una volta dimenticato di aggiungere il sale.
Ho accompagnato le crocchette di riso con una torta salata di verdure super colorata.

Ma forse devo dire che la cosa che mi fa maggiormente sorridere di tutta questa storia sono i coinquilini. 
La prima volta che ho fatto le suddette polpette, ho cercato di spiegar ai coinquilini germanofoni che si trattava di una variante molto lontana degli arancini siciliani... Come non detto.
Also, polpette di riso. Stop. Fatte con risotto del giorno prima per non buttare via niente.
Penso siano rimasti incantanti dalla mia genialità. Che poi in foto, queste polpette, sembrano quei dolci di Cocco che piacciono molto alla mia amica Carla.
Non volutamente, rappresento lo stereotipo della donna (o nonna?!) italiana, perfetta cuoca.
Non volutamente. Appunto. E pure sulla "perfetta cuoca" avrei da dire qualcosa. 
Ah...se sapessero delle bestemmie in geroglifico quando ho provato la prima volta a fare le polpette di riso...



giovedì 15 giugno 2017

Giù la maschera, su l'henné. Esperimenti di copertura di capelli bianchi

E' inutile negarlo e far finta che non succeda. Ma da qualche anno mi sono spuntati dei capelli bianchi. Tuttavia sono serena.
Una cara amica di famiglia, qualche anno fa, parlando dell'età che avanza, mi ha detto che finché i peli bianchi non spuntano “là sotto” , tutto va bene. Sono giovane, quindi.

Ma che poi invecchiare non è così male...è tutto in sintonia con il mio essere “saggistica”, come dice la mia amica Tea.
E poi la gente non si aspetta più da te che esci a fare festa tutte le sere fino alle 4.
Non bisogna più inventarsi scuse geniali per non uscire, tipo “Mi scade il pollo”.
Forse l'unica cosa che un po' mi da fastidio sono le persone che mi dicono “Signora” e mi offrono dei palloncini per i miei bambini (immaginari), come purtroppo mi è successo qualche anno fa a Bologna, quando ero ancora troppo giovane per sentirmelo dire.
Per fortuna, seppur raramente, ci sono le commesse delle pompe di benzina che ti chiedono il documento quando vuoi comprare la birra.

Comunque, capelli bianchi o meno, saranno 15 anni che metto le mani sul colore della mia chioma. Tra henné, tinte chimiche, ridicole méches bionde come andava di moda a fine anni 90, sempre stato e lo è ancora adesso, un divertimento.

Ebbene sì, quindi, l'henné si può utilizzare anche per la copertura dei capelli bianchi. Naturalmente il difficile (come anche per le tinte chimiche) è trovare la giusta formula che permette di coprire i capelli bianchi mantenendo il proprio colore naturale, o qualunque altro colore desiderato. In questi anni ho provato diverse combinazioni, tuttavia solo recentemente mi ritengo pienamente soddisfatta.

Come forse accennato in altri post, esistono diverse erbette tintorie, tuttavia quello che generalmente si chiama “henné” è la lawsonia, l'erbetta che tinge di rosso/aranciato (a dipendenza del tono di base).
Detta in modo grezzo, la lawsonia è l'unica erbetta tintoria che davvero riesce ad “aggrapparsi” al capello e quindi tingerlo, motivo per cui qualora si volesse scurire il capello con l'erbetta tintoria “indigo” (nero/blu) sarà necessario prima fare un impacco di lawsonia, così che in seguito l'indigo possa effettivamente scurire la chioma.

Tuttavia, tra me e me, mi sono sempre detta “Caspita però che noia farmi due impacchi distinti. Va bene che mi piace farmi i mascheroni ai capelli, però...”. Insomma, fatto sta che ho fatto di testa mia e in questi anni, ho sempre provato a fare un unico impacco, unendo quindi la lawsonia all'indigo, con poi diversi altri ingredienti e erbette.

L'aspetto positivo oggi è che in commercio si possono trovare delle combinazioni di erbette, che contengono la lawsonia (ma non solo) e che ti permettono, senza mischiarne altre, di ottenere altre tonalità diverse dal rosso e nero (dato appunto rispettivamente dalla lawsonia e dall'indigo), tipo ad esempio il castano.

Per me è la salvezza. Nella mia adolescenza, per anni, mi sono tinta di rosso henné e ancora adesso il rosso, in un modo o nell'altro, salta fuori. Ad un certo punto mi sono stufata e ho cominciato con tonalità più scure, castane, molto più simili al mio colore naturale.

E voilà. 





A dipendenza della luce, i capelli bianchi si vedevano di più o di meno.
Ho optato quindi, come spesso ultimamente, per un impacco scurente e coprente a base di:
  • 1,5 C. Indigo;
  • 1, 5 C. Katam: Proviene dall'arbusto e non dalle foglie di una pianta, Buxus dioïca, il cui paese d'origine è lo Yemen; permette di smorzare il rosso della lawsonia e dona un color cioccolato;
  • 2 C. Chatain Grenat: mistura di erbe tra cui la lawsonia, permette di ottenere un color castano caldo

Ho aggiunto inoltre un cucchiaio abbondante di miele. Perché non manca mai. E un paio di gocce di olio essenziale di Ylang ylang per smorzare l'odore di fattoria.
Dopo aver miscelato gli ingredienti, ho lasciato riposare l'impasto 10 minuti dopodiché ho proceduto con l'applicazione. Lasciato tutto in posa per circa 4 ore. Infine sciacquato, shampoo e risciacquo acido.

Se la faccenda ti piace, provaci anche tu ;)