mercoledì 12 luglio 2017

INCI. Leggere gli ingredienti dei prodotti per la cura del corpo e dei capelli.

Qualche mese fa, nel post “Ma cosa caspita è l'eco-bio?Un punto di partenza” ho parlato di INCI - International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, alias gli ingredienti contenuti nei prodotti per la cura del corpo, dei capelli, eccetera. 
 
Leggere gli ingredienti, capirne qualcosa, non è facile. Ancora adesso, a distanza di anni dalla prima volta, mi trovo spesso al supermercato, cellulare alla mano, a cercare di decifrare tutte queste parole.
Ecco allora, per facilitare la vita ad altri, nonché a me medesima, alcuni consigli e liste rispetto alle sostanze alle quali fare attenzione. Il post purtroppo è lungo, quindi è necessario armarsi di tempo, pazienza e buona volontà.

Ora andate in bagno, prendete il vostro shampoo e provate, se non l'avete mai fatto, a leggere l'INCI.
Sapete, anni fa, quando mi sedevo sul gabinetto per fare le mie “telefonate intercontinentali”, leggevo sempre il retro degli shampoo e dei saponi. La descrizione, le promesse dei risultati, mi lasciavano sempre ben sperare. E quelle strane parole, tra gli ingredienti, sempre lette forse un po' passivamente. Ok. Parentesi fatta. Torniamo al vostro shampoo. Tenetelo lì da parte e continuate a leggere il post...

Come già detto in passato, il problema di molti ingredienti è che possono essere dannosi per la pelle (e i capelli naturalmente) e/o possono essere inquinanti.
Innanzitutto due dritte di base:

  • Ordine degli ingredienti: le sostanze vengono indicate in ordine di quantità, cioé i primi ingredienti scritti sono quelli presenti in quantità maggiore, e viceversa gli ultimi sono presenti in quantità minore.
  • Linguaggio: quando gli ingredienti sono scritti in latino significa che non hanno subito modificazioni chimiche e quindi sono state inserite nel prodotto così, al naturale. Molto spesso vengono appunto indicati in latino gli olii. Tutti gli altri ingredienti, che sono stati trattati chimicamente, vengono indicati o in inglese o con codici numerici

Tendenzialmente, ma ripeto “non sono una chimica”, nei saponi e negli shampoo il primo ingrediente è l'Acqua, a seguire i Tensioattivi, poi Emulsionanti, Conservanti, Estratti naturali, Profumi e Coloranti. Ed è proprio per scopi lavanti, o emulsionanti, o conservanti, che vengono introdotte delle sostanze non esattamente favolose per il corpo e per l'ambiente.
Il mio scopo, a seguire, è quello di spiegare la funzione e la pericolosità di alcune sostanze. Per stilare questa parte ho preso spunto da diversi blog e siti vari, tra cui il forum L'angolo di Lola e Saicosatispalmi, Wikipedia, il Biodizionario, il sito nonsprecare.it, il sito navicelladavorio.it, ecc.

Tensioattivi: la funzione di queste sostanze è quella di lavare e pulire. Una caratteristica tipica dei tensioattivi è quella di formare schiuma, ma ciò non significa necessariamente che lavino bene. Possono avere inoltre caratteristiche emulsionanti in quanto favoriscono la mescolabilità di olii e acqua. I tensioattivi si possono dividere in diverse categorie, ma per un approfondimento vi rimando al web perché non voglio diventare pesante. 


 
Siliconi: i siliconi sono polimeri inorganici, sono molto diffusi tra i prodotti per la cura del corpo e dei capelli in quanto rendono morbidi e setosi i “prodotti”, le superfici, sulle quali vengono impiegati. Tuttavia è un effetto apparente. È una piacevole illusione. I siliconi infatti sono molto dannosi per la pelle e i capelli in quanto li filmano in modo impermeabile, creando quindi una barriera che non permette di respirare.
Con il loro utilizzo inizialmente il capello appare più liscio, luminoso, ma tuttavia con il passare del tempo il capello si secca e perde splendore.
Come potete già intuire, se avete letto altri miei post, una valida alternativa ai siliconi sono gli olii, tipo l'olio di argan o l'olio di cocco. 


  Petrolati: derivano dagli scarti di raffinazione del petrolio. Spesso nei prodotti per il corpo vengono utilizzati anche dei petrolati, il cui scopo è affine ai siliconi, ossia creano una pellicola sulla pelle e sul capello e danno l'illusione di morbidezza, setosità e lucentezza. Tuttavia non danno alcun tipo di nutrimento. Nessuno.
Purtroppo ho notato in diversi prodotti (anche per neonati) molto venduti in tutte Europa se non nel mondo, che il primo ingrediente è la Paraffina liquida. Mi è capitato spesso di notarla in prodotti quali olio dopo doccia o creme molto grasse, tipo quelle invernali. Se davvero ci tenete, fateci attenzione. Perché come detto, oltre ad inquinare, sono completamente inutili sulla pelle. 

 
Conservanti: “La definizione di conservante nella cosmesi differisce da quella utilizzata nel comparto alimentare in quanto non include altre sostanze atte a impedire o rallentare il deterioramento del prodotto come gli antiossidanti. I conservanti sono sostanze che vengono aggiunte alla formulazione dei cosmetici per garantirne l'integrità e la sicurezza nel tempo. Essi svolgono un'efficace azione contro microrganismi: proteggono i prodotti dalla contaminazione batterica, ma anche di funghi, lieviti e muffe, presenti nell'ambiente, sulla nostra pelle e nell'aria.” (Wikipedia, def. Conservanti (cosmetica), 11.07.20117) .
Attenzione però che spesso nei prodotti per il corpo vengono utilizzato a fine conservante delle sostanze non esattamente dermo e eco compatibili. Tra queste sostanze si possono trovare anche alcuni tensoattivi già citati, con la differenza che principalmente vengono introdotti nel prodotto per la loro funzione conservante. 

 
Che poi, tanto per la cronaca, la formaldeide viene utilizzata per la conservazione dei cadaveri. Ogni volta che lo leggo mi viene in mente. Piccola parentesi criminologica fatta.

Parabeni: hanno proprietà antibatteriche e fungicide, e nell'industria cosmetica vengono utilizzati come conservanti. Diversi studi hanno dimostrato come questi siano spesso causa di dermatiti. A differenza di altre sostanze (siliconi, conservanti dannosi, ecc) i parabeni sono facilmente riconoscibili in quanto, per la maggior parte, terminano appunto in -paraben. 


  Ecco, se non l'avete ancora fatto, provate a rileggere l'INCI del vostro shampoo o del vostro sapone di tutti i giorni.

Come già predicato in passato, ma non fa mai male ripetere, la scelta dell'uso di prodotti ecobio è, appunto, una scelta. Conosco tantissime persone che si trovano benissimo ad utilizzare prodotti dagli ingredienti assai discutibili. Mi rendo inoltre perfettamente conto, perchè ne faccio uso, che trovare prodotti ecobio non è sempre facile e soprattutto non è sempre economico.
Personalmente non tornerei indietro, perché i benefici ottenuti, visibili e meno, sono molti.

In tutti i casi, ritengo sia importante conoscere ed essere informati rispetto ai prodotti che si consuma e che si assume, così da farne effettivamente un uso consapevole.
In futuro elaborerò un post con una lista di prodotti (shampoo in particolare) con buon inci, in modo da facilitare la vita a chi è interessato a farne uso ma non ha sbattimento di leggere ogni volta tutti gli ingredienti.

Nel frattempo vi lancio altri due mini e speedy consigli:
  • il Biodizionario, un supermega motore di ricerca per le sostanze contenute nei prodotti per la cura del corpo/capelli, il quale in un nano secondo dice se la sostanza è dannosa o no, e la sua funzione (conservante, umettante, ecc). Esiste da un bel po' di tempo, quindi raccoglie ora una gran quantità di info. Pecca: non esiste in formato app, quindi un poco scomodo.
  • l'applicazione per lo smartphone “è verde?”, grosso database di prodotti per corpo/capelli/ecc, dove è possibile vedere l'intero inci dei prodotti e la funzione di ogni ingrediente. Pecca: È in continuo ingrandimento, quindi può capitare che ora un prodotto non sia reperibile e tra una settimana sì. Pregio: essendo app, è comodissimo da usare. Fa inoltre anche la lettura dei codici a barre!

Spero sia stata una lettura interessante! A presto!

domenica 2 luglio 2017

Olio di cocco

Per me, la cura dei capelli attraverso metodi eco/bio, è un continuo esperimento stimolante. Ogni qual volta mi lavo i capelli, mi domando cosa potrei provare di nuovo, cosa potrei introdurre nella mia routine, come potrei ottimizzare le maschere svuotafrigo o le maschere erbettose che mi faccio.

Quando mi sono avvicinata a questo mondo affascinante, uno dei primi ingredienti di cui ho sentito parlare è l'olio di cocco. Una notorietà del tutto meritata.
È ricchissimo di Vitamina E, ha proprietà antifungine, antivirali, antibatteriche e antimicrobiche. Circa il 90% dell'olio di cocco è composto da acidi grassi saturi, principalmente dall'acido laurico, un elemento dalle molteplici qualità. Sembra inoltre che abbia un'efficacia positiva contro, ad esempio, alcuni problemi cutanei quali psoriasi, eczemi e acne. Tuttavia, se cercate su Internet, spesso a fini commerciali, si decantano eccessivamente le proprietà di questo prodotto, quindi armatevi di criticità e buon senso.
È un prodotto che può essere usato non solo nella cura del corpo e dei capelli, ma anche in cucina.


(olio di cocco in forma liquida, con temperature un po' più freschine si solidifica ma è utilizzabile ugualmente)

Nella cura dei capelli, l'olio di cocco è speciale, poiché può essere utilizzato in diversi momenti. Mi spiego meglio. Può essere utilizzato come impacco pre-shampoo, quindi come mascherone che viene applicato prima di lavare i capelli. Oppure come leave-in, ossia come prodotto che viene applicato e poi non viene sciacquato. Come per il gel d'aloe.

Per il capello, questo olio è un potente rigenerante e nutriente naturale, che ha la capacità di rivigorire e illuminare la chioma. Ideale quindi per chi ha i capelli sfibrati, spenti o provati dal cambio di stagione.

Domanda che spesso viene posta è: viene applicato su capello asciutto, umido o bagnato?
La risposta è: tutto va bene. Questa sembra essere la corrente di pensiero maggioritaria.
Naturalmente, come spesso predico, le cose bisogna provarle perché ognuno ha capelli diversi e cute diversa.

Ebbene, ho provato sui miei capelli. Come già premesso in altri post, la mia chioma non ama particolarmente gli olii. Quindi le quantità che applico, quando faccio questi esperimenti, sono limitate. Penso comunque che una regola valida per tutti, quando si maneggia un olio, è quella di non eccedere, per evitare effetto friggitrice alias capello unto e lozzo.

Devo sottolineare anche un'altra cosa, non da poco.
Non ho mai amato il cocco, in tutte le sue forme, sapori e profumi. Le mie ex coinquiline lo sanno molto bene. Quante volte sulla torta di cioccolato non hanno potuto mettere le scaglie di cocco perché alla sottoscritta non piaceva. E chissà quante volte magari le hanno messe di nascosto. Il profumo poi mi ha sempre nauseato. Eccessivamente dolciastro.
Tuttavia un po' di mesi fa ho fatto un ordine online presso una ditta che si occupa di prodotti eco/bio e tra le varie cose, ho acquistato anche un barattolino di olio di cocco. Così per riprovare. E devo dire che mi sono trovata molto bene.

Il primo aspetto che ho rilevato è che ammorbisce un sacco la chioma, oltre che naturalmente profumarla. Pur essendo un olio, se usato con parsimonia, non unge il capello tipo effetto “ho fritto 5 chili di patatine”. Se usato post shampoo, a capoccia ancora umida, ho notato che toglie quel fastidioso effetto paglietta con capelli che sparano ovunque. Devo dire effetto molto simile al gel d'aloe.

Provare per credere!