Ho già accennato
che anni fa a Bologna ho tentato, fallendo miseramente, di fare delle
crocchette di riso. Qua, non so perché, mi escono una bomba.
Ogni volta che
faccio il risotto, ne avanza sempre un po', così l'indomani con
pangrattato e uovo alla mano, faccio delle crocchette-polpette.
Recentemente,
spinta dalla convinzione di essere ormani diventata una cuoca
fantastica che può cimentarsi nelle ricette più difficili, ho
deciso di fare risotto taleggio, noci e pere.
La passione
c'era. Il sale purtroppo non molto. Tuttavia devo dire che il mio
commensale ha apprezzato comunque. L'amore gioca brutti scherzi.
Gustativi.
Il giorno dopo ho
fatto, come oramai di consueto, le polpettine di riso. Stavolta al
forno. Che sono uscite pure migliori. Nonostante abbia ancora una
volta dimenticato di aggiungere il sale.
Ho accompagnato le
crocchette di riso con una torta salata di verdure super colorata.
Ma forse devo dire
che la cosa che mi fa maggiormente sorridere di tutta questa storia
sono i coinquilini.
La prima volta che ho fatto le suddette polpette,
ho cercato di spiegar ai coinquilini germanofoni che si trattava di
una variante molto lontana degli arancini siciliani... Come non detto.
Also, polpette di
riso. Stop. Fatte con risotto del giorno prima per non buttare via
niente.
Penso siano
rimasti incantanti dalla mia genialità. Che poi in foto, queste
polpette, sembrano quei dolci di Cocco che piacciono molto alla mia amica Carla.
Non volutamente, rappresento lo
stereotipo della donna (o nonna?!) italiana, perfetta cuoca.
Non
volutamente. Appunto. E pure sulla "perfetta cuoca" avrei da dire qualcosa.
Ah...se sapessero delle bestemmie in
geroglifico quando ho provato la prima volta a fare le polpette di
riso...
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